Sgravio amministrativo per le piccole banche

Uno dei punti di forza della piazza finanziaria è la sua eterogeneità. Le banche di piccole e piccolissime dimensioni devono avere la possibilità di affermarsi sul mercato. Per questo motivo la FINMA si adopera per individuare e, dove possibile, eliminare la complessità e i costi superflui per i piccoli istituti.

La FINMA intende semplificare ulteriormente la regolamentazione e la vigilanza per le piccole banche. Sebbene attualmente il principio di proporzionalità venga già attuato a livello normativo nella vigilanza sugli istituti, la FINMA compie ora un altro passo in avanti in questa direzione, esplorando la possibilità di introdurre un quadro di regolamentazione ulteriormente semplificato per le piccole banche. La FINMA punta pertanto a un’attuazione ancora più coerente e mirata del principio di proporzionalità. È tra l’altro prevista l’eventuale rinuncia a determinati requisiti normativi, qualora venga ecceduto su base volontaria l’adempimento di un determinato numero di parametri semplificati. I piccoli istituti devono poter beneficiare in modo tangibile di uno sgravio amministrativo, purché ciò non sia a scapito della sicurezza dei clienti e della stabilità finanziaria.

Risultati dell’analisi degli indicatori

L’attuazione relativamente dispendiosa e la gestione del sistema degli indicatori regolamentari è oggetto di frequenti critiche. Spesso i piccoli istituti non dispongono delle necessarie risorse in termini di organico e finanziarie per attuare il sistema di key metrics normativi, ampliato nell’ambito di Basilea III e in parte complesso. Tale sistema non solo è costituito dalla quota di capitale (QC) ormai affermata da decenni, bensì nell’ambito dell’applicazione degli standard di Basilea III è stato integrato con il leverage ratio (LR), la quota di liquidità a breve termine (LCR) e il coefficiente di finanziamento (NSFR). Le piccole banche disapprovano il fatto che, oltre a una gestione del rischio basata su procedure già definite internamente, sia necessario attuare anche un complesso quadro normativo di risk metrics. La FINMA prende seriamente atto di questa critica e, di concerto con gli istituti interessati, vaglia le opzioni a disposizione delle piccole banche per semplificare il calcolo di questi indicatori o addirittura rinunciare integralmente ad alcuni di essi.

Una prima analisi evidenzia che l’adozione di parametri di bilancio semplici consente di determinare agevolmente determinati indicatori strutturali regolamentari, quali il leverage ratio o il coefficiente di finanziamento. Per gli indicatori regolamentari maggiormente orientati al rischio, come la quota di capitale, le alternative più semplici non consentono un’applicazione adeguata.

Prossimi passi verso una regolamentazione ancora più proporzionale

Queste considerazioni sono state discusse con i rappresentanti dei piccoli istituti durante il simposio per le piccole banche del 2 ottobre 2017. Gli sforzi volti a ridurre la complessità e gli oneri per gli istituti delle categorie 4 e 5 hanno incontrato l’approvazione generale. I lavori su questo tema saranno portati avanti dal «Panel di esperti per le piccole banche» di prossima costituzione. Per gli indicatori regolamentari è consigliabile un regime basato su un calcolo semplificativo di diversi parametri per tutte le banche delle categorie 4 e 5. Se questi istituti adempiono anche le esigenze conservative, determinate componenti selezionate dovrebbero integralmente venire meno. Occorre inoltre accertare quale sia la rilevanza effettiva dei parametri regolamentari nelle attività quotidiane di risk management delle banche.


Nei primi mesi del 2018 la FINMA condurrà un test circoscritto («pilota») del regime per le piccole banche. In particolare potranno essere presi in considerazione
gli istituti delle categorie 4 e 5 che eccedono in larga misura le esigenze attuali, in particolare in materia di leverage ratio


(Dal Rapporto annuale 2017)

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