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Comunicato stampa
La lotta contro il riciclaggio di denaro
2020

Gravi carenze nella lotta contro il riciclaggio di denaro da parte di Julius Bär

L’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari FINMA ha constatato gravi carenze nella lotta contro il riciclaggio di denaro verificatesi presso Julius Bär durante il periodo compreso tra il 2009 e l’inizio del 2018. Le violazioni sono in relazione con i presunti casi di corruzione in cui sono state coinvolte la compagnia petrolifera PDVSA e la federazione sportiva FIFA. È quanto emerso nel procedimento di enforcement portato a termine dalla FINMA. La FINMA esige ora che Julius Bär adotti misure efficaci atte all’adempimento degli obblighi sanciti dalla Legge sul riciclaggio di denaro e la rapida attuazione delle misure già varate. La banca dovrà inoltre adeguare i processi concernenti l’assunzione di personale, il management dei consulenti alla clientela e la politica di remunerazione e sanzionamento, nonché aumentare l’attenzione in seno al proprio consiglio di amministrazione sulla lotta contro il riciclaggio di denaro. Fino al momento in cui verrà ripristinata la situazione conforme è inoltre fatto divieto alla banca di effettuare acquisizioni societarie di grande portata e complessità. La FINMA affiderà il compito di controllare l’implementazione delle misure a un incaricato indipendente.

In relazione ai presunti casi di corruzione che hanno visto il coinvolgimento della compagnia petrolifera statale venezuelana Petróleos de Venezuela S.A. (PDVSA) e della Federazione internazionale di calcio (FIFA), la FINMA ha verificato presso varie banche svizzere l’ottemperanza delle norme in materia di lotta contro il riciclaggio di denaro. A questo proposito nel 2017 ha nominato un incaricato dell’inchiesta presso Julius Bär. Nel 2018, in seguito all’arresto di un consulente della banca negli USA, ha allargato il perimetro d’indagine, approfondendolo ulteriormente con particolare riferimento al contesto venezuelano. Dal procedimento, ora chiuso, è emerso che Julius Bär ha contravvenuto agli obblighi in materia di lotta contro il riciclaggio di denaro e disatteso i requisiti per un’adeguata gestione dei rischi, violando così in modo grave le norme del diritto dei mercati finanziari.

Carenze sistematiche nel dispositivo antiriciclaggio e nella gestione dei rischi

Nel corso della sua inchiesta la FINMA ha constatato carenze sistematiche nell’osservanza degli obblighi di diligenza sanciti dalla Legge sul riciclaggio di denaro e violazioni dell’obbligo di comunicazione. È giunta a queste conclusioni basandosi su un consistente numero di irregolarità accertate: quasi tutte le 70 relazioni d’affari selezionate in funzione del rischio e la maggior parte delle oltre 150 transazioni selezionate in maniera analoga a campione sono state oggetto di critiche, con l’aggravante che le inadempienze sono state commesse sull'arco di vari anni (dal 2009 all’inizio del 2018). La FINMA ha rilevato mancanze reiterate anche nella gestione dei rischi, in quanto la banca non ha reagito o ha reagito con scarsa determinazione di fronte a chiari indizi di rischi di riciclaggio.

Processi know your customer lacunosi

In concreto, la banca ha omesso di eseguire sufficienti accertamenti per appurare l’identità dei clienti, nonché gli scopi e il retroscena delle relazioni d’affari. Lo dimostra, per esempio, la cosiddetta documentazione know your customer che, nella maggioranza delle relazioni d’affari esaminate, si è rivelata non completa o non chiara. Spesso mancavano indicazioni sull’origine del patrimonio in possesso dei singoli clienti, sulle motivazioni dell’apertura dei conti bancari presso Julius Bär o sui loro progetti commerciali. Le operazioni sono state monitorate in modo troppo poco coerente e analizzate in modo insufficiente, anche quando la banca doveva già disporre di evidenti segnali di riciclaggio di denaro. Per esempio, nel 2014 è stata effettuata una transazione di CHF 70 milioni per un grosso cliente venezuelano senza condurre i necessari chiarimenti, sebbene la banca fosse già venuta a conoscenza in quell’anno di accuse di corruzione mosse nei confronti di quel cliente. E ancora, nel 2017 la banca ha permesso sempre allo stesso cliente, dopo aver effettuato verifiche carenti, di eseguire un’operazione di passaggio per un ammontare di alcuni milioni di dollari statunitensi. Il cliente aveva indicato solo di voler pagare servizi di consulenza non meglio specificati.

Organizzazione e cultura del rischio insufficienti

Il procedimento condotto dalla FINMA ha messo in luce anche lacune a livello organizzativo e incentivi controproducenti che hanno favorito le violazioni degli obblighi sanciti dalla Legge sul riciclaggio di denaro. Il modello di remunerazione della banca era incentrato quasi esclusivamente su aspetti pecuniari e considerava l’ottemperanza delle regole e la gestione dei rischi solo in maniera molto sporadica. A un consulente preposto alla clientela venezuelana, per esempio, sono stati assegnati negli anni 2016 e 2017 bonus e compensi milionari, nonostante il fatto che la banca avesse notificato una lunga lista di nominativi di suoi clienti all’Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro (MROS) dopo indagini o sospetti nell’ambito del caso PDVSA. Nel 2017 la banca ha ridotto il bonus del suddetto consulente in misura irrisoria di appena il 2,5%, mentre nell’anno precedente gli aveva addirittura concesso un bonus extra come top performer. In questi due anni il consulente ha di fatto ricevuto la remunerazione più elevata della sua carriera presso la banca in questione.

 

Le violazioni riscontrate non sono limitate a singoli consulenti alla clientela. In generale, Julius Bär ha perseguito una cultura carente di compliance e di rischio, in cui non è stato debitamente tenuto conto degli obblighi sanciti dalla Legge sul riciclaggio di denaro. Spesso, per esempio, gli accertamenti sulle circostanze a monte di transazioni collegate al Venezuela non venivano svolte dal manager competente, bensì dai suoi assistenti. In alcuni casi i servizi competenti non hanno debitamente affrontato i rischi di riciclaggio, peraltro già identificati e discussi. Inoltre l’avvio, stabilito nel 2016, del trattamento interno del caso PDVSA è stato ritardato di quasi un anno e mezzo. Per di più, la banca non ha fornito risposte esaurienti alle domande della FINMA circa l’entità delle sue relazioni d’affari rilevanti nel caso PDVSA all’avvio degli accertamenti nel 2016, e ciò ha costituito una violazione dell’obbligo di comunicazione nei confronti dell’autorità di vigilanza. Soltanto nel 2018 la banca ha messo in atto, nei rapporti con il Venezuela, le misure di carattere operativo e inerenti al personale dovute da molto tempo.

La FINMA dispone una serie di misure

Già prima e dall’inizio del procedimento della FINMA, Julius Bär ha approntato misure a livello operativo, organizzativo e del personale per migliorare il dispositivo antiriciclaggio. In linea di massima, tali misure sono servite a rafforzare il sistema di controllo e la cultura di compliance. La FINMA riconosce che, sotto l’attuale management della banca, le suddette misure vengono portate avanti con determinazione. Ordina ora la loro rapida applicazione integrale e l’adozione di ulteriori misure volte a garantire l’effettivo rispetto delle norme sancite dalla legislazione in materia di riciclaggio di denaro. La FINMA dispone le seguenti misure supplementari:

  • la banca dovrà definire un processo che le consenta di individuare i consulenti alla clientela con un portafoglio che comporta rischi superiori di riciclaggio, valutare i rischi identificati e contenerli adeguatamente;
  • la banca dovrà reimpostare la propria politica di remunerazione e di sanzionamento affinché non vengano più offerti incentivi che inducano ad accollarsi rischi eccessivi o a praticare una compliance carente pur di massimizzare i redditi;
  • la banca dovrà istituire nel consiglio di amministrazione un apposito comitato specializzato in questioni legate alla conduct e alla compliance o allestire un meccanismo analogo;
  • fino al ripristino della situazione conforme la banca non potrà eseguire transazioni (per esempio, acquisizioni societarie di grande portata) suscettibili di aumentare considerevolmente i rischi operativi (in particolare, i rischi di riciclaggio di denaro) e il grado di complessità organizzativa. 

La FINMA affiderà il compito di controllare periodicamente l’implementazione di tutte le misure − quelle disposte internamente dalla banca e quelle aggiuntive della FINMA − a un incaricato indipendente. 

 

Dopo la chiusura del procedimento a carico della banca, la FINMA verificherà, come sua prassi usuale, se sussistono le condizioni per avviare, in una seconda fase, procedimenti nei confronti di singole persone.

La FINMA procede con coerenza nei confronti delle violazioni delle norme in materia di antiriciclaggio

Negli anni passati la piazza finanziaria svizzera è stata fortemente esposta in occasione dei casi internazionali di corruzione (Petrobras, Odebrecht, 1MDB, Panama Papers, FIFA, PDVSA). Per questo, nella sua attività di vigilanza sulla lotta contro il riciclaggio di denaro la FINMA si è concentrata sulla gestione dei casi internazionali di riciclaggio da parte degli istituti (Dossier sulla lotta contro il riciclaggio di denaro). Nelle ultime osservazioni la FINMA ha constatato nel complesso una prassi più coerente degli istituti sottoposti a vigilanza per quanto riguarda il rispetto degli obblighi sanciti dalla Legge sul riciclaggio di denaro. Nel suo Monitoraggio dei rischi la FINMA ha tuttavia ribadito ancora una volta il pericolo di riciclaggio di denaro, ritenendolo uno dei rischi principali per la piazza finanziaria. Questa tematica resta quindi una delle priorità della sua attività di vigilanza.

Contatto

Tobias Lux, portavoce
Tel. +41 (0)31 327 91 71
tobias.lux@finma.ch

e

Vinzenz Mathys, portavoce
Tel. +41 (0)31 327 19 77
vinzenz.mathys@finma.ch

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Gravi carenze nella lotta contro il riciclaggio di denaro da parte di Julius Bär

Ultima modifica: 20.02.2020 Dimensioni: 0.41  MB
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